Ora anche l’Unwto brinda all’enoturismo

Bere un buon vino ammirando un incantevole paesaggio, meglio ancora se in un paese che non si conosce. È questo il sogno dell’enoturista non solo italiano, ma internazionale. E il rapporto tra scoprire luoghi diversi e concedersi un calice di ottima annata, diventa sempre più simbiotico. Al punto che l’Unwto ha appena organizzato la prima Global Conference della sua storia dedicata al Wine Tourism, una due giorni (7-9 settembre) nella regione di Kahketi in Georgia, cui hanno partecipato oltre 200 tra esperti di vino, responsabili politici e professionisti del turismo di 50 paesi.

Negli ultimi 10 anni l’enoturismo è diventato un componente chiave del turismo gastronomico e un pilastro delle strategie di diversificazione di tante destinazioni. L’evento è stato un’occasione unica per scambiare idee innovative volte a promuovere questo tipo di turismo tra mete che hanno già un’esperienza nel segmento con altre dal grande potenziale. Come spiegato dallo stesso segretario generale dell’Unwto, Taleb Rifai, aprendo la conferenza: «Il wine tourism è intimamente connesso con le identità delle destinazioni e comprende valori culturali, economici e storici. Inoltre costituisce importante fattore nella diversificazione delle strategie aiutando le destinazioni ad arricchire l’offerta turistica e ad attrarre pubblici diversi. Obiettivo di questo incontro è evidenziare questi aspetti ma anche promuovere la cooperazione tra destinazioni con potenziale enoturistico».

 

Il perché di tanto interesse è presto detto. Stando al XII Rapporto sull’Enoturismo presentato alla Bit di Milano dall’associazione nazionale Città del Vino, la spesa per le visite in cantina è di circa 2,5 miliardi di euro e il numero di turisti del vino supera i 10 milioni. Prendendo in analisi il 2014 e il primo semestre 2015 con stime fino a dicembre, la ricerca fa un distinguo: infatti nei 2,5 miliardi di euro, frutto dell’enoturismo in Italia oltre agli arrivi in cantina, c’è anche l’indotto collegato che moltiplica fino a 5 la somma complessiva delle spese a complemento della visita in cantina tra viaggio, vitto e alloggio sul territorio.

Per i soli arrivi in cantina, il fatturato del 2015 ammonta complessivamente 242,5 milioni. Ma anche in questo caso è necessario entrare nello specifico: il rapporto stima flussi turistici, in una cifra di oltre 10 milioni, anche se bisogna distinguere tra chi fa del vero wine tourism e i semplici arrivi, c’è infatti chi torna più volte in una stessa cantina solo per comprare il vino preferito. A conti fatti comunque il 2015 è stato un anno positivo che ha registrato +32% per la spesa enoturistica e +31,7% per gli arrivi in cantina (13.709.600 circa).

Gli enoturisti, insomma, scelgono sempre più l’Italia, Toscana e zona del Chianti in testa, spinti non solo dalla fama della produzione vinicola italiana, ma anche dal clima di tensione generato dall’instabilità internazionale. C’è poi chi diventa enoturista non solo per la paura attentati, considerata nulla in mezzo alle vigne, ma anche per la crisi che impone a molti scelte oculate. Proprio come quelle fatte dai wine lovers: si calcola che in media che questi viaggiatori spendano 193 euro divisi tra visite al vigneto, nelle cantine, degustazioni, vendemmia, eventi, pernottamento e acquisti di bottiglie, attività che ha inciso per il 70% sul fatturato enoturistico aziendale 2014. Più che di mano, una vacanza a portata di bicchiere.

 

La Francia fa rete intorno alle cantine
Se su scala internazionale l’Unwto pensa di far crescere il wine tourism attraverso l’utilizzo di uno strumento prototipo, a lui dedicato e presentato alla Global Conference, in grado di valutare l’impatto delle aziende agricole sulle strutture culturali, economiche, sociali e ambientali, in attesa del 2° Wine Tourism Global Conference, in programma a novembre 2017 a Mendoza (Argentina), in Italia il problema è sempre la disorganicità tra i player del segmento.

Il buon esempio arriva ancora una volta dalla Francia, dove è stato lanciato il sito visitfrenchwine.com che, mettendo insieme enti pubblici e privati, grandi maison e piccole cantine tutte da scoprire, raccoglie l’offerta enoturistica del Paese. E quindi tutto il territorio d’Oltralpe rilevante dal punto di vista turistico. Presentato all’inizio di quest’anno dal ministro degli Affari Esteri Laurent Fabius, insieme al presidente del Consiglio Superiore dell’Enoturismo, Florence Cathiard, e con la collaborazione dell’agenzia di promozione turistica, Atout France, il portale punta ad attirare 4 milioni di enoturisti stranieri entro il 2020. Ma non si limita a essere una semplice vetrina: sul sito, oltre a notizie costantemente aggiornate sul vino, si ha infatti anche la possibilità di prenotare direttamente le visite alle cantine.